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Al di là delle caratteristiche generali del titolo, analizziamo innanzitutto l'aspetto della non quotazione delll'obbligazione indicata dal lettore. Questa caratteristica viene normalmente considerata negativamente dai mercati finanziari, in quanto restringe di molto il campo delle possibilità qualora l'investitore decida di vendere anticipatamente il titolo. Nel caso in questione, anche in considerazione dell'esiguo importo emesso (poco più di 60 milioni di euro), l'unica alternativa è ovviamente rivendere il titolo alla banca stessa. In pratica, si crea una situazione di «monopolio» del compratore, che almeno potenzialmente potrebbe adottare comportamenti dannosi per il cliente, per esempio proponendo un prezzo di riacquisto decisamente basso, certo che nessun'altro potrà «rilanciare».
Data ovviamente per scontata la buona fede del direttore di banca, si deve inoltre sottolineare che l'impegno di riacquisto a 100 non è contrattualizzato. Questo ovviamente mette l'investitore in una situazione di rischio potenziale nel caso per esempio di un trasferimento del direttore che aveva preso l'impegno, oppure (eventualità che citiamo per dovere di completezza) di un mancato mantenimento della promessa precedentemente data.
In maniera empirica è possibile quantificare la caratteristica di non quotazione e quanto questa possa incidere sul rendimento di un'obbligazione. In periodi di mercato normali, a parità di altre caratteristiche, un'obbligazione non quotata dovrebbe rendere in media tra lo 0,10 e lo 0,30% in più rispetto a una quotata; in periodi molto turbolenti come quello attuale invece questa differenza può superare lo 0,50 per cento.
Alla luce delle considerazioni precedenti, valutiamo l'obbligazione in oggetto dal punto di vista della convenienza economica complessiva. Attualmente, anche a causa del notevole nervosismo dei mercati, tutte le obbligazioni bancarie quotate hanno subito delle correzioni di prezzo abbastanza significative. È quindi possibile reperire sul mercato emissioni con caratteristiche molti simili a quelle del titolo in questione a prezzi inferiori a 100. A livello indicativo, sono attualmente reperibili obbligazioni emesse dai principali gruppi bancari italiani (il cui rating in diversi casi è superiore a quello di Banca Carige), a prezzi tra 98,50 e 99,50.
In termini di rendimento annuo questo rappresenta un incremento tra +0,30% e +0,70%, oltre al vantaggio di entrare in possesso di titoli comunemente scambiati sul mercato e che quindi consentono una maggiore trasparenza (sia in positivo sia in negativo) sull'eventuale prezzo di vendita. Da un punto di vista economico, quindi, il comportamento più sensato sembrerebbe quello di vendere l'obbligazione di Banca Carige a 100 per acquistarne una del tutto simile (e per di più con maggiore liquidità) a un prezzo più basso. Questa considerazione tuttavia esula da valutazioni di tipo personale (che ovviamente JC&Associati non può fare), che potrebbero spingere l'investitore a mantenere il titolo in questione, forte della "garanzia" del direttore di banca che consentirebbe di rivendere il titolo a 100 in qualsiasi caso.
